Febbraio 2014

...chiamati a questa nuova “uscita” missionaria.

Pio XI dichiara beata Teresa di Lisieux il 29 aprile 1923 e la proclama santa il 17 maggio 1925.

Di lei Papa Ratti afferma: “Eccovi alla luce di questa Stella - come Noi amiamo chiamarla - che la mano di Dio ha voluto far risplendere all'inizio del Nostro Pon¬tificato 1925”.

Due anni dopo, nel 1927, la presenta a tutta la Chiesa come Patrona delle Missioni.

Ho desiderato riportare la nostra attenzione a questi eventi del secolo scorso per aiutarci a comprendere che nel dna della nostra Comunità Parrocchiale, in festa quest’anno per il suo 70°anniversario di erezione canonica, la prospettiva dell’ “uscita” missionaria la caratterizza nella ragione stessa della sua esistenza in questo territorio. Quando una comunità parrocchiale nasce con un riferimento agiografico ben marcato, la testimonianza di vita cristiana e la spiritualità del santo appartengono alla comunità come il dna ad un individuo. Così è per la nostra Parrocchia: santa Teresa con la sua passione missionaria, con il suo forte desiderio di portare la “gioia del Vangelo” a tutti i popoli, è il modello di vita cristiana di ogni parrocchiano e di tutta la Parrocchia. Chi vive in maniera forte l’appartenenza alla nostra parrocchia deve sentire e vivere la bellezza di donare agli altri la “gioia del Vangelo”.

Papa Francesco ci insegna: “Fedele al modello del Maestro, è vitale che la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura” (EV. 23). Suscita stupore il pensare santa Teresa, grande missionaria, nel chiuso del Carmelo di Lisieux! Ma è proprio da quel “Tabernacolo” che ci insegna la via della nuova evangelizzazione. Essa è, prima di tutto, opera dell’unico Missionario del Padre, il Signore Gesù Cristo, che nell’azione dello Spirito Santo, precede, accompagna, sostiene l’opera dell’evangelizzazione. La preghiera, poi, e la comunione intima con Cristo, sono il motore dell’evangelizzazione. La coerenza della vita e la proposta dell’annuncio evangelico, danno corpo all’evangelizzazione.

Ancora papa Francesco ci ricorda: “Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione” (EV. 14). Desidero, perciò, una Comunità parrocchiale, in “uscita”, gioiosa di portare il Vangelo nelle nostre famiglie, negli ambienti di vita, con il presentarsi come persone felici di aver incontrato Gesù e di partecipare a tutti questa gioia. Non è un’utopia, è il segno, invece, della speranza cristiana che si fa storia, nei semplici gesti della vita quotidiana, fatti di attenzione, di condivisione e di tenerezza che fa sperimentare la paternità di Dio. S

anta Teresa ci ottenga con la sua preghiera di essere una Comunità cristiana degna della sua protezione. La nostra Santa aveva preso sul serio la sua vocazione cristiana; per questo papa Pio XI di lei dice: fu come una parola vivente di Dio.

Camminiamo insieme, portando a tutti la gioia del Vangelo!

Don Paolo

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Gennaio 2014

Il sorriso di Dio

Papa Luciani non ebbe il tempo, nei trentatré giorni del suo pontificato, di parlare di Teresa. Lo aveva fatto però in due importanti occasioni quando era patriarca di Venezia: il 10 ottobre del 1973 tenne una conferenza in occasione del centenario della nascita di Teresa, e nella lettera alla santa nel libro Illustrissimi. Albino Luciani legge la Storia di un’anima quando aveva diciassette anni e scrive: «Fu per me un colpo di fulmine», e rivela l’aiuto ricevuto da Teresa quando, giovane prete, si era ammalato di tubercolosi ed era stato ricoverato in sanatorio. «Mi vergognai di provare un po’ di paura», ricorda Luciani: «Teresa ventitreenne fino allora sana e piena di vitalità – mi dissi –, fu inondata di gioia e di speranza, quando sentì salire alla bocca la prima emottisi. Non solo, ma, attenuando il male, ottenne di portare a termine il digiuno con regime di pane secco e acqua, e tu vuoi metterti a tremare? Sei sacerdote, svegliati, non fare lo sciocco».

Nella conferenza del 1973, il futuro Giovanni Paolo I sottolineava l’insegnamento di Teresa: «Essa, avendo acuta intelligenza e doni speciali, ha visto chiarissimo nelle cose di Dio e si è anche espressa chiarissimamente, cioè con somma semplicità e andando all’essenziale». Teresa si incammina sulla strada della santità, percorrendo la via dell’ordinarietà spirituale quotidiana: la vita cristiana in famiglia, l’obbedienza alla regola nel monastero senza cadere nella trappola dello spiritualismo o in esperienze straordinarie. «Oggi - commenta a questo proposito Luciani- sotto pretesto di rinnovamenti, si tende talvolta a svuotare tutte queste cose del loro valore. Teresa non sarebbe d’accordo, a mio avviso». All’inizio del nuovo anno, ho voluto riportare l’esperienza di Papa Luciani, il Papa del sorriso, perché il sorriso di Dio ci accompagni per tutto l’anno. Abbiamo bisogno di fiducia e di ottimismo, di tenerezza e di serenità! I giganti della fede ci trasmettono il segreto: l’abbandono filiale all’amore del Padre. Per Teresa non c’è nulla che turbi la sua serenità interiore perchè è sicura come il bimbo in braccio a sua padre. Albino Luciani, nella sua connaturale umiltà, si fida e si affida alla volontà di Dio. Nel messaggio per la Giornata della Pace, Papa Francesco ci invita a riscoprire l’antica via della pace, a partire dalle mura domestiche fino alle periferie più lontane. Questa via è la fraternità! La prima domanda che Dio rivolge all’uomo, nella Bibbia, “Dov’è tuo fratello?” (Gn. 4,9), evoca la reciproca appartenenza tra gli uomini, l’essere accomunati dalla stessa dignità, la condivisione nella responsabilità l’uno dell’altro.

Tutto il cammino della storia dell’umanità è segnata da questa verità fondamentale: siamo fratelli al di là di ogni distinzione. La fraternità è all’origine e al termine della storia. Gesù, nel suo insegnamento sugli ultimi tempi, dichiara, a mò di bilancio per ciascuno, “quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli…” (Mt. 25,40). Si scelgono gli amici, ma non i fratelli.

È bello considerare che siamo tutti fratelli ed è questa condizione di partenza che fa ci uguali e ci aiuta a superare ogni distinzione e diversità. Per questo, la fraternità è la via fondamentale della pace! Non dimenticare che la cultura e la civiltà contemporanee hanno la loro origine dai valori della libertà, della uguaglianza e della fraternità la loro ispirazione fondante. Si apre così per tutti, credenti e non credenti, un tavolo comune per riposizionare le fondamenta del vivere civile su valori che precedono ogni esperienza storica di società, perché originari e universali. Iniziamo il nuovo anno con un volto rasserenato, capace di sorridere e trasmettere tenerezza, espressione di un animo grande interiormente.

Auguri per un sereno Anno Nuovo!

Don Paolo

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