Pasqua  2025

Volantino Pasqua 2025

13 Aprile  2025

Volantino domenica delle Palme 2025

31 Marzo - 04 Aprile  2025

Volantino  Settimana Eucaristica 2025

Aprile 2025

Le resistenze allo Spirito

Fin dove per il cristiano si può parlare di libertà? Una domanda che interroga ciascuno di noi, specialmente quando siamo di fronte a un bivio, e non riusciamo a capire quale è la volontà di Dio. Corriamo il rischio di resistere, o peggio ancora, di opporci all’azione dello Spirito Santo in noi. La via maestra è sempre tracciata dalla Sacra Scrittura e dalla testimonianza di coloro che si lasciano plasmare dallo Spirito e danno testimonianza di docilità, di fede e di vita cristiana. Negli Atti degli Apostoli è riportata la predicazione e l’azione prodigiosa del diacono Stefano, che viene accusato di sobillare il popolo e viene condotto davanti al Sinedrio, perché i presenti non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. La resistenza dei presenti alla predicazione di Stefano mostra tutta la loro incapacità ad aprirsi alla novità portata dal Signore Gesù e il loro sterile attaccamento alla tradizione dei padri che impedisce di riconosce la presenza dei tempi nuovi. La risposta dei giudei è una evidente opposizione all’azione dello Spirito, perché essi non vogliono riconoscere in Gesù Risorto l’annunciato dei profeti. I tempi dell’attesa sono compiuti e i giudei, smentendo tutta la loro tradizione, ‘resistono allo Spirito’. Stefano li chiama «Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi». Gli Atti degli Apostoli riportano un altro episodio in cui il discernimento di Pietro diventa strada maestra per i cristiani di tutti i tempi. Pietro sa leggere i segni della presenza dello Spirito non dentro gli schemi preconfezionati della tradizione giudaica, ma nella libertà della sua manifestazione. Egli, nel giorno di Pentecoste ha compreso che l’agire dello Spirito abbraccia tutta l’umanità e si riversa su ogni uomo che si apre alla sua novità. Di fronte all’effusione dello Spirito sui pagani, Pietro riconosce che il suo compito è farsi strumento del dono dello Spirito all’umanità. Non è il padrone, ma il servo dello Spirito. Unica condizione per ricevere il dono dello Spirito è credere in Gesù Cristo. Si comprendono, perciò, le parole dell’apostolo: «Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?». La riflessione sulla resistenza allo Spirito interpella ognuno di noi. Un attento discernimento aiuta a verificare la risposta alla propria chiamata, sia se si tratta della risposta inziale e fondamentale alla propria decisione, sia se riguarda le risposte categoriali che nel corso della vita siamo chiamati a dare. Talvolta, il cammino spirituale del singolo è sollecitato a confrontarsi con le proposte fatte da altri, aventi un ruolo determinante nella propria vita, mi riferisco ai Superiori, padri spirituali, oppure dalle vicissitudini storiche della propria esistenza, nuovi incontri, mutamenti di compiti, imprevisti, vissuto quotidiano che interroga sull’apertura al cambiamento, alla disponibilità di nuove strade. In simili circostanze, è decisivo assumere uno sguardo di fede e lasciarsi guidare dall’azione dello Spirito senza cadere nel rischio di opporre resistenze e ostacolo alla sua realizzazione. Ci viene incontro la stupenda testimonianza dell’apostolo Paolo, che vive nella sua vita di credente prima e di missionario del vangelo poi, l’eccezionale passaggio dall’osservanza formale e convinta della legge giudaica alla libertà dello Spirito come espressione della vita nuova scaturita dalla resurrezione e dall’effusione dello Spirito sui discepoli del Signore. Per questo può affermare: «il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà». La libertà nello Spirito, non va intesa come arbitrio, -faccio quello che mi pare e piace – tutt’altro, libertà nello Spirito, è riconoscere che lo Spirito del Signore, il suo amore, è il principio nuovo della propria esistenza, l’azione dello Spirito, il quale, come «il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va», non può essere limitata dai nostri schemi mentali e culturali, incasellata in rigidi contenitori, destinati ad ammuffire. Resistere allo Spirito è una modalità concreta di non credere allo Spirito. La Pasqua di Gesù Cristo è il superamento del passato, dell’economia salvifica legata alla Legge, è l’inizio della vita nuova, la vita nello Spirito e secondo lo Spirito, principio della nuova creazione e della nascita dell’uomo nuovo. Pasqua di resurrezione, abbandono della resistenza allo Spirito e immersione nell’oceano dell’umanità variopinta e originale con l’impronta imprevedibile dello Spirito.

Don Paolo

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25-28 Marzo 2025

Volantino  Esercizi Spirituali 2025

05 Marzo 2025

Sante messe con l'imposizione delle Ceneri: ore 08.30 - 18.30

Don Paolo

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Marzo 2025

Fratelli tutti

Il camino quaresimale di conversione trova nell’Enciclica Fratelli tutti il suo punto di forza, per meditare e impegnarci a riscoprici comunità di fratelli che edifica la fraternità e l’amicizia sociale. L’attenzione alla cultura individualistica del momento, gli incontri con eminenti rappresentati di altri credi religiosi, la considerazione di focolai di guerre attualmente presenti, hanno sollecitato il Papa a proporre a tutti gli umani indistintamente un percorso di pensiero e di azione per riscoprire il fondamento di una convivenza umana pacifica e pacificata.

Papa Francesco si lascia ispirare dal Poverello di Assisi, il Fratello universale e scrive: «Fratelli tutti», scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita. Nella Bibbia la fraternità tra gli uomini trova la sua origine nella paternità di Dio. Gesù ci insegna a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre nostro che sei nei cieli. Dio creatore dell’uomo, è Padre di tutti gli uomini. Sin dalla preistoria biblica, viene rivelata la fraternità tra gli umani che non è solo quella parentale, quella etnica e religiosa, ma quella universale. Per la prima volta si incontra la parola fratello nella Sacra Scrittura nel fratricidio di Caino. Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Non solo viene annunciata la relazione di fraternità, ma anche la modalità di vita: custodire l’altro. Gesù nel Vangelo con estrema chiarezza ci parla di Dio come del Padre suo, e insegna che tutti siamo figli suoi. Una figliolanza che si costruisce quotidianamente nell’accoglienza e nell’amore verso il prossimo, il vicino: affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Una cifra antropologica, quella del custodire, che può diventare paradigma ermeneutico, adatto al nostro tempo per offrire una risposta alla domanda di senso che difficilmente oggi ha una sua formulazione di sintesi: chi è l’uomo? L’uomo è il custode di suo fratello. Viene così allontanato il pericolo serpeggiante di un ritorno dell’hobbesiano: l’uomo è lupo per l’altro uomo. L’appartenenza di tutti all‘unico genere umano fonda la fraternità universale che va oltre ogni cultura, etnia e religione. Custodire la fraternità implica la consapevolezza del ritenere l’altro un dono, non da tenere sigillato, chiuso in una teca dorata, ma una persona che progressivamente si scopre nelle sue potenzialità e con la presenza del fratello cresce, matura fino alla sua piena realizzazione. In quest’ottica le differenze sono soltanto le diversità cariche di ricchezza originaria che ognuno si porta dentro e condivide per l’arricchimento comune. L’affermazione valoriale dell’uomo come custode di suo fratello, esige la messa in atto di percorsi educativi che stimolino all’accoglienza dell’altro così com’è, al rispetto per la sua cultura e condizione, alla corresponsabilità nella cura dei beni comuni e dei beni spirituali. L’individualismo dilagante si vince con la riscoperta della relazione, cioè, di quel rapporto tra persone che diventa rivelativo di potenzialità reciproche e operativo dello sviluppo del singolo. L’impegno comune è diventare costruttori di relazioni. Nella reciprocità relazionale scoprirsi, e accogliersi come fratelli e padri. Papa Francesco ha sempre manifestato un’attenzione particolare alla fraternità e all’amicizia sociale e ne indica la finalità nel superamento della logica della chiusura all’altro; il sogno del Papa: un’umanità fraterna e riconciliata. Il suo sogno può diventare realtà, nella misura in cui ciascuno si compagno di viaggio dell’altro con lo sguardo fisso a ciò che accomuna, a ciò che appartiene a tuti. Il sogno del Papa non è un’utopia ma l’incoraggiamento pressante per costruire insieme una nuova umanità. Le sue parole: Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli! Papa Francesco dedica il capitolo 6 dell’Enciclica al Dialogo e all’Amicizia sociale, dopo aver presentato l’icona evangelica del buon samaritano (Lc. 10), e invitato il lettore a interrogarsi propone il percorso dialogico per crescere nell’amicizia sociale. All’uomo, custode dell’altro uomo, si completa il trittico dell’antropologia ‘possibile’, con l’homo viator e il pellegrino. L’homo viator, il viandante, si imbatte in tanti altri viandanti, tutti alla ricerca. Sulla stessa via, si sperimenta la fatica, la stanchezza, la sete, lo stupore, la scoperta, il sostegno, mai da soli, sempre con un altro, ora sconosciuto, ora amico, ora aiuto.

Siamo tutti viandanti e pellegrini, sostenuti dalla speranza e dalla certezza che un Altro ci precede. Auguro a tutti un fecondo cammino quaresimale di conversione!

Don Paolo

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Febbraio 2025

Dignitas Infinita

La dignità è la condizione originaria in cui ogni uomo si trova in forza della sua natura umana e nello stesso tempo il rispetto che gli è inerente e dovuto proprio perché appartiene alla natura umana. È il proprium di ogni uomo, il suo valore fondamentale che gli appartiene in quanto tale e che deve essergli riconosciuto e difeso. Nella visione cristiana dell’uomo, la sua dignità sta nel suo essere creato ad immagine e somiglianza di Dio e nella sua costante tensione verso la sua origine e fine ultimo: Dio. Nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 è sancito che «l’unico e sufficiente titolo necessario per il riconoscimento della dignità di un individuo è la sua partecipazione alla comune umanità». Pertanto, proprio perché ogni persona umana è valore in sé, la dignità gli appartiene per natura, mentre le istituzioni, gli altri sono chiamati a riconoscerla e promuoverla e a difenderla. Da qui ne scaturisce che nessun potere umano può stravolgere quanto per natura costituisce l’identità, la dignità della persona umana. La Chiesa, custode e serva della verità, con il suo magistero, specialmente in questi ultimi secoli, si è fatta paladina della difesa della dignità umana contro ogni forma di offesa e di svilimento di questa. Se da una parte il Magistero proclama la grandezza della persona umana e della sua dignità, dall’altra non risparmia di richiamare ogni forma di minaccia perpetrata nei confronti dell’uomo, della vita umana, della sua dignità. Papa Woytjla, nell’Enciclica Evangelium Vitae, denuncia ogni forma di minaccia alla dignità e alla vita dell’uomo e la Chiesa non può restare indifferente e inerme, pena il tradimento della sua stessa missione che è quella di annunciare la bellezza del Vangelo della vita. Sono tante le condizioni di vita che offendono la dignità dell’uomo: la miseria, la fame, le malattie, la violenza, le guerre; altre minacce, ai nostri giorni, ancora più subdole che attentano al rispetto della persona, nella sua intimità, nella sua privacy. In questa enciclica, Giovanni Paolo II giunge ad affermare che neanche l’omicida perde la sua dignità, dal momento che Dio pone Caino dopo l’uccisione del fratello Abele nella condizione di non essere colpito: “Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse” (Gen. 4,15). La sacralità della vita umana e della sua dignità non va soggetta a discriminazioni, frutto di pregiudizi, peggio ancora, di valutazioni morali. In quest’ottica valoriale si comprende il contenuto dell’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della fede dell’8 settembre 2008, Dignitas personae, che ribadisce con forza il principio fondamentale del rispetto della vita umana dal concepimento alla sua fine naturale. Il nostro tempo richiede una riflessione antropologica ancora più approfondita della dignità umana, tanto da distinguere in essa: la dignità ontologica, la dignità morale, la dignità sociale e la dignità esistenziale. La dignità ontologica, che nessuno può mettere in dubbio o cancellare, ha valore in se, per il solo fatto di esistere in quanto appartenente al genere umano; per noi cristiani, per il fatto di essere creati ad immagine a Dio. La dignità morale trova nell’esercizio della libertà il massimo della sua espressione, anche se talvolta l’umo può fare un uso sbagliato della libertà, pena la perdita della stessa dignità. La dignità sociale sta nelle condizioni concrete della vita che favoriscono o peggio sviliscono la stessa dignità quando la persona vive in maniera disagiata, mancando dei mezzi consoni e la prostrano in una condizione di vita ‘indegna’. Infine la dignità esistenziale: “Sempre più spesso si parla oggi di una vita “degna” e di una vita “non degna”. E con tale indicazione ci si riferisce a situazioni proprio di tipo esistenziale: per esempio, al caso di una persona che, pur non mancando apparentemente di nulla di essenziale per vivere, per diverse ragioni fa fatica a vivere con pace, con gioia e con speranza. In altre situazioni è la presenza di malattie gravi, di contesti familiari violenti, di certe dipendenze patologiche e di altri disagi a spingere qualcuno a sperimentare la propria condizione di vita come “indegna” di fronte alla percezione di quella dignità ontologica che mai può essere oscurata”. Si comprende, pertanto, che la dignità umana prescinde da ogni distinzione culturale, sociale, morale, perché essa ha la sua ragione nell’atto creativo di Dio. Va sottolineato che la dignità umana non viene all’uomo conferita dall’esterno, da un’autorità umana, ma essa appartiene in maniera propria e originaria alla persona, per questo gode della protezione del diritto naturale, del riconoscimento e della difesa del diritto positivo. Le leggi umane, civili e religiose, promuovono, difendono la dignità umana da ogni forma di discriminazione culturale e sociale. Questo principio giuridico si deve applicare sempre e in ogni situazione di vita, specialmente quando la persona umana, pur godendo della sua inalienabile dignità, non può esprimersi liberamente e razionalmente date le condizioni esistenziali di vita; pensiamo al nascituro, all’infante, all’anziano non autosufficiente, al portatore di disabilità. La Dichiarazione ritorna sulla tante forme di offesa e di violenza perpetrate nei confronti della dignità della persona, ma è opportuno soffermarsi un aspetto ricorrente ai nostri giorni: la teoria del gender, di cui parla papa Francesco nell’ Amoris Laetitia.. Tale teoria, intrepretando in maniera distorta il principio fondamentale dell’uguaglianza tra gli umani, elimina ogni differenza, che è inscritta nel DNA naturale di ogni essere vivente. E’ doveroso rifarsi alla dottrina consolidata e biblicamente fondata e tramandata dal Magistero ecclesiastico sulla dignità umana, intesa come dignità della persona in tutte le sue dimensioni, e le situazioni particolari, specialmente di fragilità, in cui essa viene ad essere sminuita, o peggio ancora offesa.

Don Paolo

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Gennaio 2025

Fiducia Supplicans

Il senso della vita dell’uomo rimane un mistero, perché solo progressivamente e con l’aiuto della grazia dello Spirito è dato a noi comprendere. Per questo diventa un compito ineludibile, un ‘dovere permanente’ quello di scrutare, cioè comprendere sempre più in profondità, e discernere, cioè distinguere, valutare, setacciare, ciò che può costituire la risposta adatta a ciascuna generazione. I segni dei tempi, le istanze che provengono dall’uomo contemporaneo, le esigenze che caratterizzano le relazioni interpersonali, i desideri più profondi, vanno interpretati alla luce del Vangelo, il quale possiede al suo interno, non solo le verità ultime della vita dell’uomo, ma anche i principi ispiratori, gli stili e i comportamenti di vita che aiutano l’uomo contemporaneo a rimanere fedele all’insegnamento del Signore Gesù Cristo. Nella riflessione mensile sembra che il riferimento evangelico lo si trova nei testi di Gv. 7,53-8,11; Lc. 7,36-50. È evidente il giudizio negativo sull’azione peccaminosa, nello stesso tempo Gesù offre la possibilità di un nuovo cammino. In altri termini, il Vangelo ci insegna a condannare il peccato e ad accogliere il peccatore, aiutandolo ad un nuovo percorso di vita che, pur tra tante fragilità, è segnato dalla volontà di migliorare sé stessi con modalità diverse di vivere l’appartenenza a Cristo. È opportuno soffermarsi sul fenomeno umano sempre più rilevante ai nostri giorni delle coppie che vivono in situazioni non conformi alla dottrina e alla morale cattolica e delle coppie dello stesso sesso. Non si entra nel merito civile e canonico del riconoscimento giuridico di tali unioni, bisogna considerare che tante persone sono battezzate, e, quindi, appartenenti alla Chiesa, e sentono forte il bisogno di vivere anche se in forma ‘imperfetta’ la vita cristiana, sempre legati alla comunità cristiana, situazioni che emergono con tutta la loro problematicità quando si tratta di introdurre alla vita sacramentale i propri figli. Richiamiamo l’insegnamento di Papa Francesco, riportato nella Fiducia Supplicans al n. 27: «È Dio che benedice. Nelle prime pagine della Bibbia è un continuo ripetersi di benedizioni. Dio benedice, ma anche gli uomini benedicono, e presto si scopre che la benedizione possiede una forza speciale, che accompagna per tutta la vita chi la riceve, e dispone il cuore dell’uomo a lasciarsi cambiare da Dio […]. Così noi per Dio siamo più importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare, perché Lui è padre, è madre, è amore puro, Lui ci ha benedetto per sempre. E non smetterà mai di benedirci. Un’esperienza forte è quella di leggere questi testi biblici di benedizione in un carcere, o in una comunità di recupero. Far sentire a quelle persone che rimangono benedette nonostante i loro gravi errori, che il Padre celeste continua a volere il loro bene e a sperare che si aprano finalmente al bene. Se perfino i loro parenti più stretti, li hanno abbandonati, perché ormai li giudicano irrecuperabili, per Dio sono sempre figli». Con il suo insegnamento il Papa ci fa comprendere sempre di più la paternità misericordiosa del Padre e l’anelito dell’uomo di affidarsi a Lui: qualunque sia la condizione dell’uomo, egli rimane sempre figlio, specialmente quando è consapevole della propria fragilità e sente forte il bisogno di affidarsi a Dio e invocare il suo aiuto, la sua benedizione: tutto ciò non può essere ‘negato’ specialmente al di fuori di un contesto liturgico. È opportuno che il ministro partecipi a questo desiderio spirituale di coloro che vivono in situazioni irregolari, l’aiuto di Dio attraverso il gesto di mediazione ecclesiale compiuto dal ministro. Sarà premura del ministro, della sua prudenza pastorale, di vivere questi momenti di preghiera in maniera tale da non ingenerare confusione, disorientamento o scandali, chiarendo in maniera esplicita che tale benedizione non può essere intesa un sostitutivo della celebrazione sacramentale, quando si tratta di coppie irregolari, né tantomeno un riconoscimento canonico delle coppie dello stesso sesso. La Dichiarazione ha incontrato commenti contrastanti i e critiche da diverse parti, sia ecclesiastiche che laicali. Senza entrare nel merito teologico e canonico della Fiducia Supplicans, papa Francesco ha voluto ricordare alla Chiesa che Dio è sempre Padre e non racchiude la sua grazia in schemi teologici e canonici, perché “Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo cercano con sincerità” (Sal. 145). Negli Atti degli Apostoli, (10, 1-11,18) è narrato un momento forte vissuto dalla prima comunità cristiana riguardante l’apertura del Vangelo ai pagani; le parole di Pietro illuminano anche noi, quando dobbiamo discernere e comprendere la volontà di Dio in situazioni complesse: “Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?”

Buon Anno !

Don Paolo

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Dicembre 2024

Novembre 2024

PROGRAMMA

Ottobre 2024

PROGRAMMA

Triduo di preparazione

28 – 29 – 30 settembre 2024

Ogni sera

Ore 18.30 Santo Rosario

Ore 19.00 Santa Messa

Processione del nuovo simulacrodi Santa Teresa del B.G.

29 settembre 2024

ore 8.30 – 10.00 – 11.30  SS. Messe

ore 12.00  Preghiera di supplica a Santa Teresa del B.G.

ore 17.30  Processione con il simulacro di S. Teresa del B.G. per le vie del quartiere: C. Battisti - Fiume - Venezia - Bari - Pisa - Plateja - Pola - C. Battisti – Campioni.  

Il simulacro sarà portato a spalla dall’Arciconfraternita di Maria SS. del Monte Carmelo di Taranto.

Presterà servizio il Concerto Bandistico “Città di Crispiano”.

ore 19.30  Celebrazione della Santa Messa. Seguirà la festa popolare nel cortile della parrocchia.

Festa liturgica di Santa Teresa del B.G.

01 ottobre 2024

ore 8.30 – 10.00 – 11.30  SS. Messe

ore 12.00  Preghiera di supplica a Santa Teresa del B.G.

ore 19.00  Solenne celebrazione della Santa Messa.

5 ottobre 2024

ore 17.00 Inaugurazione anno catechistico

 

 

Maggio 2024

 

Pasqua 2024

 

Marzo 2024

Febbraio 2024

 

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